La Sfinge testa di morto

Acherontia atropos, bruco (foto Enrico Zarri)

La Sfinge testa di morto (Acherontia atropos), ovvero come la pareidolia umana può rovinare la reputazione ad un povera farfalla notturna: vediamo una macchia chiara sul dorso, e ci sembra di riconoscere un teschio umano.
Per questo nella denominazione scientifica le abbiamo affibbiato nel genere il nome di un fiume infernale (Acheronte) e nella specie quello di una delle tre moire greche cui era affidato il compito di recidere il filo della vita (Atropo).
Come se non bastasse, questa farfalla notturna è capace di emettere un grido acuto, e da lì a farne una vera e propria icona dell’orrore il passo è breve: dal racconto di Edgar Allan Poe al film “Il silenzio degli innocenti”.
Il gigantesco bruco (fino a 15 cm di lunghezza) invece può avere un aspetto quasi solare, soprattutto se negli ultimi stadi larvali si presenta nella forma gialla con margini verdi e bluastri ed un cornetto caudale granuloso.
Nell’immagine si alimenta su una Berretta da prete (Euonymus europaeus), ma le piante nutrici sono molte fra cui diverse Solanacee come la Belladonna (Atropa pure lei) e il Giusquiamo, fra le più velenose della nostra flora.
L’adulto invece frequenta gli alveari dove ruba il miele perforando la cera con la spiritromba; in Europa grandi danni non ne fa, visto che sta diventando sempre più rara a causa degli insetticidi e dell’inquinamento luminoso.
Tornando al film, guardate meglio la Sfinge della locandina: quello che ci appare come un teschio è in realtà una figura formata da sette donne nude (https://www.farfalledalmondo.it/sfinge-testa-di-morto/). Riecco la pareidolia…