Frullino selvaggio

Frullino selvaggio (foto Enrico Zarri)

So di avere creato qualche aspettativa negli appassionati di birdwatching, magari suggerimenti su posti sicuri per osservare il raro Frullino (Lymnocryptes minimus), ma in Toscana questo è anche il nome che si dà al decespugliatore.
E il frullino, inteso come decespugliatore, in mani sbagliate è veramente un’arma impropria, destinata a cancellare con filo, lame e pervicace odio per tutto quanto è naturale ogni traccia di biodiversità nel prato, pubblico o privato che sia.
Nei parchi cittadini, nel nome del “decoro urbano”, si tengono tutti i prati rasati non consentendo lo sviluppo delle fioriture: alla faccia delle buone pratiche per la tutela delle api e degli altri insetti pronubi promosse dagli stessi Comuni.
Per fortuna qualcosa sta cambiando: a Milano in alcuni settori di 54 aree pubbliche, per un totale di 1,3 milioni di metri quadrati di verde urbano comunale, l’erba dei prati sarà mantenuta più alta e più a lungo e gli sfalci saranno ridotti.
Un modo per consentire alle specie del prato di completare il ciclo vegetativo fino alla fioritura e alla produzione di seme, offrendo un habitat più ricco insetti impollinatori, uccelli e piccoli mammiferi e contribuendo alla diversità biologica.
Questa buona pratica, che si sta diffondendo in altre città italiane, costituisce anche una risposta ai cambiamenti climatici: l’erba più alta contribuisce a mitigare gli effetti delle ondate di calore estivo, oltre a migliorare la qualità dell’aria.
Il problema maggiore è convincere i cittadini che un bel prato fiorito non “farà aumentare serpenti, topi e zanzare”; solo una maggiore cultura naturalistica potrà convincere chi oggi stenta a riconoscere il prato come fonte di biodiversità.

Podalirio su Scabiosa (foto Enrico Zarri).